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#NONCREDOINNIENTE sarà presentato alla 59° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro

SINOSSI LUNGA

Un viaggio notturno che corre sui binari paralleli delle vite di quattro ragazzi, sullo sfondo di una Roma deteriorata, tanto quanto le loro certezze. Un racconto frammentario, tessuto da relazioni superficiali, dove si alternano romanticismo e brutalità, dolcezza e sofferenza, musica e silenzio.

Una ragazza ricca di talenti artistici che si ritrova a fare la hostess di aerei; un aspirante attore taciturno che vaga in sella alla sua moto in cerca di sesso occasionale; una coppia di fidanzati musicisti, che si ritrova a lavorare in nero nella cucina di un ristorante. Non si conoscono tra loro, ma vivono tutti la stessa situazione: la strada che avevano intrapreso li ha condotti in un vicolo cieco e si ritrovano alla soglia dei trent’anni senza prospettiva. Le loro ambizioni giovanili si sono scontrate con la realtà del mondo contemporaneo. Vivono in un profondo e costante disagio, nell’insoddisfazione, senza comprendere a fondo il motivo del loro malessere, rischiando così di abbandonarsi alla totale inazione o all’aggressività casuale. È solo l’abitudine, come quella di una sosta al paninaro notturno, a rendere dolce il veleno. Durante una successione di notti senza fine, i protagonisti tenteranno di affrontare le proprie fragilità, assediati da una costante insicurezza esistenziale. Il mantra per crescere e andare avanti è solo uno: crederci. Bisogna crederci, sì… ma in cosa?

 

NOTE DI REGIA

Con questo film volevo esplorare il disagio e la frustrazione che vivono i ragazzi di oggi del mondo occidentale contemporaneo, trasmettere le loro sensazioni, le loro paure. Volevo che lo spettatore fosse in grado di sentire e vedere questa “società liquida” di cui Zygmunt Bauman. Questo mi ha portato a fare anche scelte estreme, come ad esempio per la fotografia grezza e sporca, ottenuta tirando la pellicola e forzando lo sviluppo.

Sentivo l’esigenza incontenibile di emancipare il processo creativo dagli schemi classici. Non potevo e non volevo in alcun modo limitare il percorso di questi personaggi dentro un modello narrativo solido e granitico, col rischio concreto di dar vita ad una retorica artificiosa ed anacronistica. Al contrario, ho deciso di affrontare un percorso al buio, affidandomi alla sensazione più che al ‘testo letterario’. Ho provato a proseguire i percorsi tracciati dai registi indipendenti del passato come Rossellini in Italia, Cassavetes in America o Wong Kar Wai a Hong Kong, assimilando gli insegnamenti di carattere artistico produttivo e provando a tracciare una mia personale prospettiva nella messa in scena di questa “poesia metropolitana”.

Le riprese sono durate 13 notti, spalmate nell’arco di 8 mesi. Durante questo periodo ho cercato di condurre gli interpreti, il musicista e tutti i collaboratori verso questa prospettiva, svincolata appunto dagli stilemi tradizionali.

Anche il processo creativo è stato singolare. Mentre scrivevo delle scene, si lavorava anche alle ricerca di location, si componeva la musica, si costruivano i personaggi a partire dagli interpreti. E così, pian piano, anche la dimensione estetica ha preso forma.

È un film che vive di contrasti, e che attraverso delle dissonanze musicali e un montaggio alternato cerca di restituire l’imprevedibilità della vita e del presente.

La musica, infatti, non è un commento sonoro, ma è il vero e proprio perno della struttura narrativa. Le scene sono state scritte e filmate senza un ordine precostituito, così come mi venivano in mente. Quello che ho generato è un puzzle di frammenti senza forma, ma solo in apparenza, poiché questa è proprio una storia di sogni perduti, nella quale i personaggi non vanno da nessuna parte, finendo per rivoltarsi su loro stessi, in preda alla malinconia e all’ebbrezza della vita.

 

NOTE DI PRODUZIONE

Quando Alessandro Marzullo è venuto a proporci il film, abbiamo pensato che fosse una sfida ai limiti della follia, sia da un punto di vista produttivo che da un punto di vista artistico. D’altronde, si trattava di realizzare un’opera prima in tempi brevissimi, a budget ridotto e per lo più in pellicola. Ma forse proprio per questo abbiamo subito capito che era esattamente il progetto che stavamo cercando. Noi di Daitona, in collaborazione con i produttori associati, abbiamo voluto fortemente sostenere un progetto fuori dagli schemi e con una certa rilevanza artistica. Lo abbiamo fatto perché il tema e ciò che il film vuole comunicare rappresenta per noi, come per il regista, qualcosa di urgente che deve necessariamente essere condiviso e diffuso. Parlare dei problemi sociali ed esistenziali dei ragazzi che vivono il mondo nella nostra epoca, nel modo in cui lo fa Marzullo con Non credo in niente è, a nostro avviso, qualcosa di veramente unico. Il film è un’opera di montaggio che riunisce e definisce nella sua forma finale due cortometraggi Quando il cielo è scuro e Quando il cielo è scuro – Parte II.

Non credo in niente è un progetto sperimentale sotto tutti i punti di vista. Prima di tutto, da un punto di vista produttivo: se il processo di produzione classico è lineare e sequenziale (Scrittura, produzione, post-produzione), Non credo in Niente è un progetto pensato sin dalle origini in fasi simultanee e comunicanti. In altre parole, durante il processo di scrittura, la produzione era attiva alla ricerca di location, attori e finanziamenti e in quasi tutte le sue altre funzioni. In questo modo la scrittura fungeva da guida alla produzione e viceversa. La fase di riprese è stata dilatata nel tempo anche se nel complesso il film è stato girato in 13 giorni. Tutto questo è stato possibile grazie alla forte sinergia che si è instaurata tra tutti i membri di produzione e il regista. Come produttori, per il tipo di film che Alessandro voleva realizzare, la pellicola ci è sembrata da subito l’unica forma espressiva possibile. Volevamo ottenere delle immagini più organiche, vive e sporche possibili, mantenendo tutte le caratteristiche grezze prodotte dallo sviluppo dei negativi. Per questo, in post-produzione abbiamo lavorato moltissimo sul “rumore”. Addirittura il regista e il direttore della fotografia hanno deciso di tirare la pellicola di qualche stop durante la fase di shooting per aumentarlo. Anche la musica gioca un ruolo fondamentale nel film. Riccardo Amorese, l’autore delle musiche originali, ha composto assieme al regista i brani prima dell’inizio della lavorazione e contemporaneamente alla fase di sceneggiatura, integrando così la scrittura filmica a quella musicale. Questo ha permesso all’elemento musicale di incidere anche da un punto di vista narrativo, dando quasi voce ai personaggi.

Il film sarà presentato in anteprima mondiale il 23 Giugno alla 59° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro

https://www.pesarofilmfest.it/program/1453-non-credo-in-niente

 

Sito Ufficiale del Film: https://noncredoinniente.com/

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